L’incontro con il patriarca di Gerusalemme dei latini sarà aperto a tutti e si svolgerà in cattedrale a partire dalle ore 21

La pace al “Colloquio di San Bassiano”

Martedì 20 febbraio sarà il cardinale Pizzaballa a offrire il suo prezioso contributo

«La pace vera, quella costruita su un sincero desiderio di incontro, di accoglienza e di fraternità, richiede necessariamente anche un cammino di conversione », con queste parole il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei latini, ha espresso la necessità di una conversione personale e comunitaria alla pace come elemento basilare per superare i conflitti in essere. Con questa tensione a trovare nuove vie e nuovi stili di vita ci vogliamo avvicinare all’incontro di martedì 20 febbraio alle 21.00 presso la Cattedrale di Lodi in cui sarà proprio il cardinale Pizzaballa ad offrirci la sua testimonianza di chi ben conosce e tocca con mano il dramma del conflitto tra Israele e Palestina.

L’iniziativa si inserisce nel contesto del “Colloquio di San Bassiano”, momento di incontro e confronto con amministratori e autorità che annualmente il nostro Vescovo propone ad un mese circa dalla festività patronale. Quest’anno l’invito è esteso liberamente anche a tutta la comunità, nella convinzione che la pace sia elemento da costruirsi non solo sui tavoli di chi ci governa e ci amministra ma soprattutto nelle relazioni che ognuno di noi vive.

Parlare oggi di pace non è scontato, a volte sembra un orizzonte impossibile di fronte alle guerre ed alle atrocità che vediamo, ma non vogliamo arrenderci a questa rassegnazione; e con questo intento il Vescovo ha fissato l’oggetto dell’incontro sul tema: Avvicinare la pace per fermare la guerra. Lo stesso cardinale Pizzaballa ha così descritto questa peculiare situazione:

«In questi nostri contesti di conflitto quasi permanente, dove la religione, la politica, l’identità nazionale si mischiano continuamente, creando così un ginepraio quasi inestricabile, incontrarsi richiede coraggio e pazzia. Di generazione in generazione, infatti, narrative diverse e opposte le une alle altre alimentano il sospetto e la sfiducia reciproca tra gli abitanti di questa Terra, e coltivano nella coscienza di tanti lo spirito di conquista, di violenza, di disprezzo per chi è diverso da sé. Sono narrative che inquinano il cuore di tanti, che a causa di tutto ciò faticano a comprendere ogni possibile proposta di incontro, e confondono sempre più spesso la pace con la vittoria. È un equivoco che ricorre spesso, forse non solo in Medio Oriente».

Nel percorrere questa difficile strada la comunità politica e, ancor più, la comunità cristiana devono mantener vivo questo desiderio di incontro nella condivisione e nella verità. Ben descrive questo prezioso equilibrio il Patriarca di Gerusalemme dei latini: «Il serio desiderio di incontro comporta necessariamente dare fiducia, accettare di fare posto ad un’altra voce oltre che alla propria. Non di rado richiede anche di rinunciare o mettere da parte qualcosa di proprio, una visione, un’opinione, un’attesa… La pace esige anche che si faccia verità nelle relazioni, che si arrivi a riconoscere il male compiuto e subito, cosa mai facile e sempre dolorosa. Fare la verità, assumersi la responsabilità dei mali e dei torti subito o a volte commessi, non è mai scontato e richiede grande coraggio e un amore sincero.

La verità, tuttavia, diventa completa quando incontra anche il perdono. Sono necessari l’uno all’altra. Una verità che non è illuminata dal desiderio di perdono, rischia di diventare recriminazione, occasione di scontro e di solitudine… Sono sempre più convinto che in questo contesto così complesso, la vocazione e la missione principale della piccola comunità cristiana sia proprio questa: custodire il desiderio di incontro, coltivare la libertà nei confronti di tutti, superare i confini etnici, religiosi e identitari di vario genere che, pur non scritti, sono comunque rigidissimamente scritti nella coscienza di questi nostri popoli». Tutti insieme, Chiesa laudense, istituzioni ed autorità del territorio, comunità civile e religiosa, dobbiamo sentirci coinvolti in questa conversione alla pace.

Riccardo Rota, Direttore dell’Ufficio per la pastorale sociale della Diocesi di Lodi

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