Si è conclusa venerdì la settimana dei vescovi di Lombardia a Roma

L’emozione dell’incontro con il Papa per cercare insieme la via della pace

Il vescovo Maurizio: «Un grazie particolare per la sua opera di pace: guadagna alla Chiesa la beatitudine assicurata da Cristo»

Un confronto sincero, quello con il Santo Padre, segnato da un auspicio condiviso con il cuore: la pace. Una auspicio che assume i connotati della speranza e si fa certezza per chi ha fede nel Dio della pace, e sa che questa fede è il primo passo per costruire sulla carità un mondo di pace. Giovedì mattina, durante l’incontro con Papa Francesco, il vescovo Maurizio ha ribadito personalmente la priorità della pace: «Santo Padre, stiamo sperimentando la gioia evangelica e la grazia di vedere il Successore di Pietro per esserne confermati nella fede insieme alla nostre Chiese. Le dobbiamo un grazie particolare per l’opera di pace, che guadagna alla Chiesa intera la beatitudine assicurata da Cristo».

Educare alla pace

Il vescovo ha ribadito che l’impegno del Papa per la pace, condiviso da tutta la Chiesa, impone prima di tutto «la supplica incessante a Dio», quindi «l’appello ai “responsabili o irresponsabili” dei popoli e delle Nazioni coinvolti direttamente nelle guerre, come ai governanti della terra e alla famiglia umana nel suo insieme (nell’azione personale del Papa e della S. Sede, nella collaborazione con le Chiese del mondo e per l’Italia anche col presidente Cei); e infine, ma non da ultimo, l’educazione alla pace rivolta a tutte le componenti del popolo di Dio». È proprio sull’educazione alla pace che il Papa si sta dedicando con tenacia, perché avvicina le religioni e le culture alla società, come le Chiese al loro interno e tra loro dialogando con “credenti e non” in quell’unica umanità «che formiamo insieme e dobbiamo mantenere insieme». Educare alla pace è «compito doveroso».

Il vescovo Maurizio, impegnato per molti anni al Dicastero per le Chiese orientali, ha affrontato con cognizione di causa le delicate questioni dei conflitti in Terra Santa e Ucraina, che hanno visto anche la diocesi lodigiana più volte impegnata nel sostegno ai popoli martoriati dalla guerra. «Tra Ucraina e Russia – ha detto – avvertiamo lo scandalo di due popoli di tradizione cristiana, le cui origini sono nello stesso fonte battesimale (Rus’ di Kyiv). In Terra Santa i figli di Abramo (ebrei, cristiani, musulmani) mai così vicini e mai in pace. A preoccupare è l’impatto di questa situazione sulle nuove generazioni. I mea culpa pure doverosi vanno accompagnati dell’educazione a distinguere le strumentalizzazioni delle religioni dalle responsabilità per non addebitare ad esse ma agli aderenti, che le tradiscono, questo travisamento della loro indispensabile funzione di coscienza tra culture e popoli in difesa dell’umano e della sua “grande speranza” ». Il vescovo ha quindi chiesto al Pontefice stesso di essere di sostegno nel discernimento e nell’aiuto alle diocesi in cerca di «consigli, proposte, iniziative» per percorrere le «vie che si impongono (forse con urgenza!) anche sul versante dell’accoglienza dei profughi dalle guerre e del sostegno di carità fin da ora da offrire ai territori in guerra». Il Papa, interpellato sul tema della pace, ha fatto appello ad adottare vicinanza, compassione, tenerezza nelle relazioni, rimandando alla necessità di educare alla pace tra casa comune della creazione e famiglia umana contenuta nella Laudato Si’, mentre la Fratelli tutti richiama alla necessità di educare alla fraternità tra i popoli.

Gli altri temi

Un incontro, quindi, di ampio respiro e di riflessione generale per le comunità lombarde che non possono fare a meno di allargare il proprio sguardo sul mondo. Ma anche un confronto sulla vita delle diocesi, sul grande patrimonio spirituale ed educativo degli oratori, sull’attenzione doverosa ai giovani e agli anziani, sul servizio dei diaconi e la vita consacrata.

Le radici della visita

A volte si può pensare che le gerarchie vaticane, i dicasteri, i vescovi, i sinodi siano impegnati a trovare dei modi per riportare le persone in chiesa. Ma questo non deve essere il fine, bensì solo la conseguenza di una Chiesa in grado di essere credente e credibile, unita nel seguire Cristo, nell’interpretare le Sue parole e i Suoi silenzi per dare voce alla verità. Per chi è forte di questa verità, scoraggiarsi è peccato, ma a volte può capitare, e anche per questo l’incontro dei vescovi con il Papa è un’occasione di ritrovare insieme la forza vitale da tradurre in impegno pastorale nelle proprie comunità. Non a caso, l’incontro periodico dei vescovi di tutto il mondo con il Papa e con i dicasteri si chiama Visita ad limina Apostolorum, alle tombe degli apostoli, perché l’elemento centrale è la ricerca delle origini della fede, della sua purezza. E, difatti, al centro di ogni giornata non c’è tanto l’incontro (pure importante) con i vari dicasteri, ma la celebrazione della santa Messa nelle basiliche papali, l’Eucaristia che è punto di partenza di ogni discussione e progetto pastorale missionario.

In questi giorni, i vescovi lombardi hanno incontrato il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, il Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano, il Dicastero per gli Istituti di vita consacrata; il Dicastero per i Vescovi e quello per il Clero, il Dicastero per le Chiese Orientali, che ha visto come ponente il vescovo Maurizio. Il Dicastero per la Dottrina della Fede, quello per la Cultura e l’Educazione al quale ha partecipato anche monsignor Pagazzi, la Segreteria di Stato e il Dicastero per la Comunicazione. Giovedì, dopo l’udienza con il Santo Padre, la Segreteria Generale per il Sinodo; ieri, le due sezioni del Dicastero per l’Evangelizzazione e quello per il Culto divino, per chiudere con la Messa della Presentazione del Signore in San Paolo Fuori le Mura.

di Federico Gaudenzi

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