Il vescovo Maurizio ha parlato dei giovani e del cammino di santità cui sono chiamati tutti i cristiani

L’omelia di S.E. Mons. Malvestiti

Un “perché” in grado di raccogliere la vita: il Crocifisso risorto

Di seguito riportiamo il testo integrale dell’omelia pronunciata dal vescovo Maurizio durante la Celebrazione eucaristica di sabato 30 settembre in piazza Vittoria, a conclusione del VII Congresso Eucaristico diocesano.

Fate questo in memoria di Me Cari fratelli e sorelle, in comunione con Cristo Maestro, Sacerdote, Pastore, siamo Chiesa di Lodi nell’unica Chiesa, guidata per divina volontà dal successore di Pietro coi fratelli vescovi. Abbiamo ricevuto anche noi quello che siamo chiamati a trasmettere: il Signore Gesù si consegnò definitivamente al Padre e a noi nel suo Corpo e Sangue, lasciandoci un comando colmo di amore: “Fate questo in memoria di Me”. Nello Spirito Santo, vescovi e presbiteri celebrano e con tutti i battezzati annunciano morte e risurrezione del Signore, fino al suo ritorno glorioso, mangiando il Pane eucaristico e bevendo al santo Calice. L’Eucaristia è viva memoria della Pasqua; è sacrificio, che fa di noi l’offerta gradita al Padre nel perfetto e perenne rendimento di grazie; è assemblea convocata per anticipare dell’eterna festa pasquale. Benedicendo Dio, siamo benedetti in Cristo. La santa cena, scolpita nella pietra, dall’antica Lodi è ora in cattedrale, e riprodotta qui davanti all’altare a ricordarci insieme alla lavanda dei piedi la nostra comune identità eucaristica. Purificati da Gesù, nutriti e dissetati di Lui, possiamo amare Dio e il prossimo, come siamo stati amati. L’eredità per le nuove generazioni Ecco l’eredità da consegnare alle generazioni che si susseguono.

A voi ragazzi, adolescenti e giovani per primi. Mi dicevano: si stancheranno. Non possono venire al Congresso Eucaristico! Con questa calura, poi. Ma io so che se vi amiamo sarete formidabili nella risposta. Come avete fatto a Lisbona nella Giornata mondiale della gioventù 2023, quando nella notte si stese un silenzio infinito sulla moltitudine all’arrivo del Santissimo Sacramento per l’adorazione. Loda il Signore, Chiesa e popolo di Lodi, imitando Gerusalemme: solo Lui mette pace ai confini e nei cuori saziando con l’Eucaristia ogni fame e sete di libertà e di eternità. La Messa è celebrare e camminare con Cristo Canta, Chiesa e popolo di Lodi, ma cammina, cammina col desiderio fino a Betania, nella casa di Lazzaro, che Gesù risuscitò col “vieni fuori” rivolto ora a noi. Ascoltiamo il Maestro, come Maria, scegliendo la parte migliore; serviamolo sull’esempio di Marta. Saremo amici suoi e tra noi, pronti alla vicendevole correzione per non chiuderci anziché sostenerci nell’ospitalità verso Dio e i fratelli e le sorelle, tutti. Andiamo col pensiero a Gerusalemme, nel Cenacolo dell’Eucaristia, ma addentriamoci poi nella passione, morte e risurrezione di Gesù per incontrarlo nella profondità della vicenda umana.

E finalmente raggiungiamo con la preghiera Emmaus. Dei due discepoli, quello senza nome non siamo forse noi? Coi peccati, le delusioni, le fughe, i rimpianti? Lasciamoci affiancare dal Signore e dialoghiamo con Lui, cerchiamolo nelle Scritture. Ci affascinerà “lungo la via” dell’esistenza, facendosi riconoscere nello spezzare il pane per rimandarci a Gerusalemme dagli apostoli coi quali ripartire verso la città celeste. Con cuore ardente, anche noi ripetiamo al Signore: “Resta con noi”, affinché la precarietà non ci travolga e piuttosto la stessa debolezza divenga il campo della missione, che cambia la storia, mettendone in fuga ogni oscurità. A Betania, Gerusalemme, Emmaus, all’incontro trasfigurante col Risorto, ci conduce sempre la Messa. Frutto del Congresso sia l’Eucaristia domenicale assolutamente fedele per tutti noi. Eucaristia fruttuosa, grazie alla Confessione e alla Comunione. Sinodalità e Santità Saremo Chiesa eucaristica e sinodale nella comune vocazione dei battezzati: “Siate santi, come io sono santo”. È forse troppo essere santi come Dio! Ma ricordiamo che nel vangelo è detto: “Nulla gli è impossibile. A noi spetta la docilità. Dio elargirà la santità, che è libertà piena, nella verità dell’amore e della vita. Il “Pane vivo disceso dal cielo” (Gv 6,51) orienterà il cammino sinodale verso la santità, se tutti noi con l’apostolo Pietro diremo al Signore: “da chi andremo, tu solo hai parole di vita eterna” (ivi 68). Il vero perché dei cristiani C’è un’ultima domanda. Chi sono questi amici riuniti in piazza? Si prendono un sabato perché ne attendono un altro senza sera? Chi sono? Qual è il loro vero perché, capace di raccoglierne la vita? Un Libro, un Pane, un Calice? Un Nome? Tutto questo. Ma tutto questo richiama il vero perché dei cristiani: il loro perché è il Vivente, il Crocifisso Risorto, che è in mezzo a noi. L’Unico Dio, Adorabile e Affidabile, che nelle tre Persone divine è Amore, Vita, Misericordia senza fine per l’unica famiglia dei figli di Dio, che siamo noi con tutta l’umanità, indistintamente.

Il vero perché dei cristiani è il Signore, nel quale viviamo, ci muoviamo e siamo. Eternamente. Usciamo con Gesù dalle nostre indebite sicurezze per entrare nel dolore e nel morire da risorti, incontrandolo sulle strade della quotidianità. Ogni sosta eucaristica rinfrancherà il nostro cammino verso la Pasqua eterna. Lo condividiamo nella speranza, nonostante ogni fatica, perché Cristo è già il cuore del mondo. Amen.

+ Maurizio, vescovo

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