Che cosa sia realmente la sinodalità, il suo valore incoraggiante e la sua utilità non lo si può capire leggendo qualche libro o qualche articolo, ma facendone esperienza. È quello che noi delegati della diocesi di Lodi abbiamo toccato con mano in questi tre giorni durante la Prima Assemblea sinodale italiana che ha visto radunati intorno a cento tavoli, circa mille sinodali provenienti da tutta la Penisola. L’aula che ci ha accolti e ha fatto da scenario non indifferente alle relazioni e al confronto, è stata la Basilica di San Paolo Fuori le Mura a Roma. Questo tempio custodisce la testimonianza del grande Apostolo delle Genti, a tutti gli effetti il primo grande missionario; qui nel 1959 Papa Giovanni XIII ha annunciato il Concilio. Proprio in questo luogo così suggestivo, dopo tre anni di lavoro che ha coinvolto tutte le diocesi italiane, si è cercato di affinare i “Lineamenti”, che ora, grazie ad un ulteriore passaggio durante i prossimi mesi negli organismi di partecipazione delle Chiese locali, diventeranno lo “Strumento di lavoro” che, sottoforma di proposizione, occuperanno i lavori della Seconda Assemblea a Roma dal 31 marzo al 4 aprile 2025. Sarà poi l’Assemblea dei Vescovi italiani di maggio ad accogliere il frutto del confronto sinodale ed offrire alcuni indirizzi per il comune cammino ecclesiale che ci attende.
La missionarietà nello stile della prossimità fa da quadro a tre livelli di rinnovamento che riguardano le nostre comunità, ciascuno di noi e le strutture. Anzitutto occorre rinnovare la mentalità ecclesiale e la prassi pastorale. Superando un approccio che legge la realtà nella quale siamo immersi in maniera totalmente negativa, con la volontà di non sorvolare la storia su una mongolfiera, evitando così ogni ostacolo e asperità, ma camminando piuttosto insieme agli uomini sulle strade polverose del mondo, occorre cambiare un modo di pensarci Chiesa e di impostare la pastorale che non è più in grado di intercettare la gran parte delle persone e di trasmettere a tutti il messaggio buono della Pasqua di Cristo. Ascolto, dialogo, relazione, accoglienza sono alcuni tratti che definiscono un nuovo modo di porsi della comunità credente, che si percepisce come famiglia, nei confronti del mondo che la circonda e di cui è parte. Occorre alleggerire il bagaglio, sbloccare alcuni meccanismi che ci bloccano, ritrovando ciò che è essenziale della fede cristiana per condividerlo e trasmetterlo attraverso nuovi linguaggi e una rinnovata inculturazione del Vangelo che ne mostri le ragioni e la potenzialità umanizzante. Questo chiede e domanda una attenta formazione che, come per il sinodo XIV della Chiesa Laudense, diventa una delle scelte e degli impegni più importanti e necessari per un cambiamento che passa dalle persone, perché sono esse a fare sempre la differenza. È in questo ambito che ritorna l’insistenza per una formazione dei formatori, una formazione più condivisa tra le diverse componenti ecclesiali, che chiede un ripensamento sia per la proposta da rivolgere agli adulti, come ai giovani e in particolare per i percorsi di Iniziazione Cristiana.
Infine la concretezza del cambiamento investe l’organizzazione delle Curie, delle comunità sul territorio, il rapporto tra leadership e sinodalità attraverso gli organismi di partecipazione al processo di discernimento, decisione ed esecuzione, come pure la gestione delle strutture e dei beni. Temi che sono stati affrontati, come sappiamo bene, nel Sinodo diocesano e che ora può ulteriormente arricchirsi di quanto l’assemblea sinodale, in stretto rapporto con il sinodo universale appena concluso, va definendo. Dalla Prima Assemblea viene ancora una volta un messaggio di speranza e di incoraggiamento, che può trasformare le sfide in opportunità anzitutto per un cammino di purificazione delle nostre comunità e un reale ritorno alla sorgente del Vangelo. Il Cristo seduto in trono che ci ha accompagnati dal catino absidale in questi giorni, ma la cui presenza abbiamo percepito in mezzo a noi in particolare nei momenti di ascolto della Parola, di celebrazione e di preghiera, è colui che non abbandona né oggi nè domani la sua Chiesa, ma come sposa la custodisce dal male e la mantiene giovane, capace di affrontare le difficoltà del presente e di rinnovare la sua fede e la sua testimonianza. Nel corso della Prima Assemblea si è pregato per i poveri, nella giornata loro dedicata, ma anche per le vittime di abusi, insieme alla presidente del servizio nazionale, la lodigiana Chiara Griffini. Questa sera, nella Messa in Duomo a Lodi, alle ore 18, il vescovo Maurizio rinnoverà la preghiera per la stessa intenzione.
Mons. Enzo Raimondi