Il messaggio di monsignor Malvestiti agli studenti del centro di formazione professionale sul valore della concordia tra i popoli

«Ricordate di coltivare la pace»

Il Vescovo ha accolto gli alunni della scuola Calam

«Eredi di una storia di pace, i lodigiani custodiscono nei secoli il titolo di “Lodi città di pace”». Ieri mattina il vescovo di Lodi monsignor Maurizio Malvestiti ha accolto tra le mura della casa episcopale le studentesse e gli studenti del centro di formazione professionale Calam, con un racconto che è partito da lontano per arrivare alle sfide dell’oggi e del domani, che vedranno proprio i giovani protagonisti. Correva l’anno 1413 quando le due massime cariche del mondo occidentale dell’epoca decisero, proprio a Lodi, di convocare il concilio di Costanza per mettere fine un’epoca segnata da conflitti: «La bolla pontificia “Ad pacem”, datata 9 dicembre 1413 porta il nome di Lodi», ha spiegato il vescovo Maurizio ai ragazzi che hanno seguito una lezione diversa dal solito con ammirevole attenzione.

Nella cornice della Sala Gialla, con ritratti “senza tempo” che raffigurano San Bassiano e Sant’Alberto, le classi 4 A, B e C hanno ascoltato una lezione che non si impara sui libri di scuola: «Era la notte di Natale quando si tenne un solenne pontificale nella Cattedrale di Lodi, alla presenza dell’antipapa Giovanni XXIII, dell’imperatore Sigismondo e del signore della città Giovanni Vignati, che ottiene il titolo di conte». Ma il messaggio del vescovo Maurizio è andato oltre ai cenni storici, per ricordare ai ragazzi l’importanza della pace:

«Alla luce di tante guerre, dove i giovani vedono bruciare la loro giovinezza nella violenza degli adulti, ricordate di coltivare la pace nelle vostre menti e nei cuori per un futuro di concorde cooperazione tra tutti i popoli della terra».

E, scavando nelle origini, monsignor Malvestiti ha rievocato la nascita della città di Lodi, dopo che i milanesi misero a ferro e fuoco Laus Pompeia: «Il 3 agosto 1158 Federico Barbarossa ha fondato la nuova Lodi sul colle Eghezzone, avviando la costruzione della cattedrale, la fortificazione interna della città e le mura ». Con un tour, infatti, i ragazzi hanno potuto ammirare i merli ghibellini, a coda di rondine, che caratterizzano il giardino del palazzo vescovile. Guidando la scolaresca alla scoperta dell’edificio Settecentesco, custode di arte e storia, il vescovo Maurizio ha mostrato la galleria dei vescovi, la Sala Rossa con arredi in stile impero, la stanza del Papa e infine il Museo Diocesano dove è custodita l’ultima “reliquia“ di quello che fu il tesoro di San Bassiano: «L’ostensorio del vescovo Carlo Pallavicino, un gioiello di arte sacra finemente decorato di fattura precedente al 1495». Ringraziando il vescovo Maurizio per l’ospitalità, il vicepreside Paolo Forti ha detto: «Questa visita per gli studenti ha rappresentato l’opportunità di conoscere le proprie radici da una voce autorevole e amica: la voce del pastore».

di Lucia Macchioni

Incontro con gli studenti della scuola Calam

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