Il commento al Vangelo domenicale, disponibile da ogni sabato precedente, a cura di don Stefano Ecobi, presbitero della Diocesi di Lodi.
17 settembre 2023 – XXIV Tempo ordinario (Anno A): Alla scuola dell’amore senza misura
Alla scuola dell’amore senza misura
Qual è il limite del perdono? Avendo ascoltato Gesù parlare di correzione fraterna (cf. domenica scorsa: Mt 18,15-20), Pietro — sempre lui, il nostro caro Pietro — si fa avanti e solleva una questione, una di quelle che probabilmente erano dibattute tra gli interpreti della Legge di Mosè: quante volte perdonare al fratello? Un’ipotesi molto concreta e tutt’altro che improbabile, quella che un fratello, uno della mia stessa comunità, commetta colpe contro di me. E Pietro, mentre pone la domanda da allievo al Maestro, suggerisce già una risposta: «Fino a sette volte?». Sette non è poco, se pensiamo che si sta parlando di perdonare la stessa persona (e a noi forse verrebbe da commentare: già una volta è difficile, figuriamoci sette!). Ma quello di Pietro sembra il tentativo di fissare un limite: individua un numero che gli sembra adeguato, anche abbondante, e prova a stabilirlo come livello massimo di sopportazione, oltre il quale possa ritenersi giustificato a non perdonare più.
La risposta di Gesù va oltre i numeri: sette è tanto, ma «settanta volte sette» vuol dire sempre. Perdonare sempre. Esagerato, il nostro Gesù? Intanto che c’è, per far capire che non sta parlando di mera teoria, il Signore propone — a Pietro, ai discepoli e a noi — la parabola del servo a cui viene condonato il debito ma che a sua volta non condona il debito (di molto inferiore) ad un collega. Dunque, perché perdonare sempre? Perché quello divino è «amore senza misura» (così l’orazione Colletta nel Messale): la parabola ci ricorda che noi per primi siamo perdonati da Dio, e respiriamo e ci muoviamo in questa vita perché lui, nonostante i nostri peccati, ci concede continuamente nuove possibilità. Se partiamo da questa consapevolezza, viene meno ogni recriminazione, crolla ogni diritto a mettere un limite al nostro perdonare, perché se Dio avesse fissato un limite nei nostri confronti, il suo perdono si sarebbe fermato già da un pezzo.
Non sta scritto da nessuna parte che sia facile fare nostro tutto ciò. E non è detto nemmeno che l’ennesima nuova occasione non sarà disattesa e tradita. Si tratta di una scommessa, mai senza rischio. Una cosa è certa: soltanto un cuore radicato nell’amore misericordioso del Padre potrà essere capace di un perdono inesauribile. Allora, quando ci troviamo di fronte al dilemma di un perdono da concedere, prima di chiedere al Signore di illuminarci su quali mosse compiere, sarà bene che la nostra preghiera cominci ringraziando per tutte le volte in cui, con la Confessione, abbiamo sperimentato sulla nostra pelle e gustato in prima persona il divino «settanta volte sette».
Don Stefano Ecobi
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