Ritornare a Dio per annunciare la nuova primavera del Signore

Mattinata di spiritualità con il Card. Bagnasco

L’intervento del cardinale Bagnasco al ritiro del clero, dei religiosi e delle religiose in Cattedrale

Tornare a Dio per annunciare la nuova primavera del Signore, perché Lui ci ha fatti suo corpo: è questa la missione sinodale della Chiesa. Ieri nella Cattedrale di Lodi il cardinale Angelo Bagnasco ha guidato la mattinata di spiritualità per il clero, i religiosi e le religiose della diocesi laudense nella settimana del VII Congresso eucaristico diocesano voluto dal vescovo Maurizio nel primo anno post-sinodale: il Sinodo XIV ha infatti affidato il mandato Eucaristico di cui saranno espressione gli orientamenti liturgici condivisi poi a fine Congresso.

«Testimonianza e dedizione sono messe alla prova con la fedeltà e la speranza, il nostro è un tempo che non dà tregua nel chiedere le ragioni della fede – ha introdotto monsignor Maurizio Malvestiti, vescovo di Lodi (affiancato dal vescovo emerito di Lodi monsignor Giuseppe Merisi) -: abbiamo bisogno di essere rincuorati nel dialogo non facile con la società plurale, facendoci comprendere quanto sia inscindibile la sinodalità dalla santità».

A guidare i religiosi e le religiose è stato quindi il cardinale Bagnasco. «Prima di quello che fate, a me interessa quello che siete, se siete contenti della vocazione ricevuta, se il vostro cuore ancora si scalda alla chiamata “Vieni e seguimi”», ha detto. Una premessa fondamentale in un contesto culturale e sociale che alimenta il freddo interiore, quell’insopportabile pesantezza del vuoto dell’anima che produce smarrimento, inquietudine, il male di vivere, l’angoscia e che l’arcivescovo emerito di Genova ha definito «la ragione debole, sfiduciantenella sua sostanza, nella sua capacità riflessiva». Ma se la ragione perde, non significa che la fede aumenti. «La ragione debole non aiuta la fede, perché ragione e fede si richiedono, si vigilano a vicenda», ha sottolineato. Diversamente, si rischiano il razionalismo sterile o il fideismo. «Dalla ragione debole e dall’individualismo ne consegue un relativismo etico, per cui a prevalere è quel che io sento – ha precisato -; il frutto di questa combinazione è l’insopportabile solitudine».

L’uomo diviene norma di se stesso, perde la gioia delle relazioni vere. Il cardinale ha quindi esortato ad applicare il buon senso delle Scritture, per «essere sentinelle». «Noi abbiamo il dovere di annunciare dentro questo groviglio che Dio sta preparando una nuova primavera per la comunità cristiana e per il mondo intero e voi siete i bagliori di questo tempo», ha detto. «Abbiamo bisogno di tornare a Dio, tutti, perché tutti possiamo essere intaccati dal secolarismo che è vivere come se Dio non ci fosse, una delle forme più raffinate di ateismo perché non nega l’esistenza di Dio ma di Dio non sa cosa farsene – ha sottolineato il cardinale Bagnasco -; la fede dunque non è credere che Dio esiste, ma la fede è vivere di Dio e vivere di Dio è vivere in Cristo: la vita cristiana non è fare qualcosa per Dio ma lasciarsi condurre da Dio, arrendersi a Lui, lasciare che prenda il timone». Come fece Gesù nell’ora della Passione, “non la mia, ma la Tua volontà”. È in questa prospettiva che la sinodalità della Chiesa è chiamata a crescere. «Dal punto di vista etimologico, “sinodalità” significa camminare insieme», ha spiegato l’arcivescovo, invitando a non ridurre il “camminare insieme” ad uno slogan.

«“Camminare insieme” perché siamo di Cristo, perché l’insieme non dipende da noi – ha spiegato il cardinale -: non sono la buona volontà e gli obiettivi a tenerci insieme, ma è la Parola, il Verbo, perché Lui ci ha fatti il suo corpo ed è questo il nucleo incandescente del nostro camminare insieme; il camminare insieme è una conseguenza della comunione». Se si intende crescere nella comunione, prima di fare progetti, «inginocchiamoci davanti a Cristo e attendiamo». È verso Dio infatti che siamo chiamati a camminare, «trascinando il mondo affinché l’uomo incontri Dio e quindi cresca l’unità del genere umano e per portare Dio al mondo e il mondo a Dio». È questa la missione della Chiesa e non c’è da temere: «La luce di Gesù si vuole riflettere sulla terra rude della luna che è la Chiesa e non c’è alcuna tenebra che possa interrompere la luce di Cristo che vuole risplendere su questo volto umano per il mondo». Per questo «non dimentichiamoci di parlare di Dio, l’uomo moderno aspetta che qualcuno gli parli di Dio», ha esortato. C’è infatti nelle persone una domanda di fondo, che non affiora, ma c’è: “Che ne sarà di me?”. «È una domanda radicale alla quale solo Dio può rispondere, perché riguarda come vivo la vita», ha concluso il cardinale Bagasco che, riferendosi a delle conversazioni avute con alcuni giovani di differenti diocesi raccolti in preghiera davanti al Santissimo Sacramento, ha indicato nell’Adorazione eucaristica, in quell’attesa davanti a Dio che trasforma l’anima, il primo passo per tornare a vivere di Dio.

di Sara Gambarini

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