Il primo approfondimento della sezione Temi&Opinioni del sito della Diocesi di Lodi

Sublimitas et miseria hominis: il Pascal di papa Francesco

Nel IV centenario dalla nascita, un approfondimento sulla figura del matematico e filosofo francese

Il 19 giugno 1623 nasceva Blaise Pascal, e più di un convegno, più di una celebrazione si vengono attuando in questo quarto centenario dalla nascita. Anche papa Francesco ha fatto autorevolmente sentire la sua voce, ed offrendo una lettura di viva attualità. L’immagine di Pascal si è profondamente trasformata da qualche decennio a questa parte: grazie ai progressi recenti di una critica pascaliana sempre più attiva, l’immagine dell’effrayant génie è stata sostituita da un’altra più esatta che mette avanti le qualità di uno scrittore maestro nello scrivere e quella di un pensatore robusto e vigoroso: volta a volta scettico, romantico, “esistenzialista”, ma altro, altro ancora (polemista, panflettista, “giansenista”) non ha mancato di suscitare, anche, di recente, consensi e dissensi; una storia lunga che, ben al di là delle polemiche nell’età dei Lumi, ritrova giudizi tra i più vari.

È di Nietzsche il commento al “mistero di Gesù”: «Il colloquio di Pascal con Gesù è più bello di qualsiasi cosa nel Nuovo Testamento! È l’affabilità più melanconica che abbia mai preso la parola» (Aurora e frammenti postumi). Per converso, è di Heidegger, quel giudizio che, pur riconoscendo che si tratti del «primo, grande, moderno, pensatore cristiano» non si esime dal ritenere la sua una esperienza che offre solo «l’apparenza di “vivere” e di vivere assieme “l’esperienza vissuta” della ricerca della verità» dentro un orizzonte già precostituito (Quaderni neri 1938/1939).

Ma non meno incisive, alcune percezioni del nostro contemporaneo ci portano ad incontrare ancora non già solo il problema Pascal, ma quegli stessi problemi di Pascal. «L’etica moderna- scriveva Pietro Piovani- ha, se non la prova, il sospetto o il presentimento che, più vicino a Dio non sia l’uomo, sicuro di sé e delle sue certezze metafisiche, ma l’uomo inquieto e perplesso: il vero dubbio è, più che mai, il migliore alleato della fede rinnovata. Non per niente Pascal è forse l’unico apologeta del Cristianesimo che l’anima moderna sia disposta ad ascoltare».

La parola apologeta (e apologetica) suona ostica, richiamando spesso un certo qual dogmatismo, imposizione, qualcosa solo di estrinseco e proselitismo. Non è così che Francesco legge quel che Pascal può in effetti offrire come “cristiano” e come “testimone moderno del cristianesimo”.

La Lettera apostolica Sublimitas et miseria hominis, in occasione del quarto centenario della nascita di Blaise Pascal è, al tempo stesso, illuminante e suggestiva: proprio un invito a Pascal, ad accostarsi all’intero mondo pascaliano. Con quel suo stesso nativo e stupito desiderio di aprirci come Pascal all’intero ordine della realtà e trarne frutto.

Aiutata dalla Vita di Pascal, ad opera della sorella Gilberte, a grandi tratti, essa ci presenta le esperienze dell’uomo di scienza e dell’uomo sempre in ricerca di quel che è essenziale, con quella stessa inquietudine che poteva avere in Agostino il proprio mentore ed il proprio profeta. Ed è che il richiamo all’inquietum del cor inquietum delle Confessioni di chi cerca pace (e la vera felicità) trova una sua estensione in un cammino che è dato per infinito: «Cerchiamolo [Dio] per trovarlo, cerchiamolo ugualmente dopo averlo trovato. Perché lo si cerchi per trovarlo, è nascosto; perché lo si cerchi, dopo averlo trovato è immenso» (Trattato sul Vangelo di Giovanni).

Pascal matematico, intervista al prof. Alfio Quarteroni

  • Il prof. Quarteroni è primo matematico italiano (nel 2022), quattordicesimo al mondo nel ranking Top Mathematics Scientist di research.com, 55.000 citazioni registrate da Google Scholar e un indice H (dal fisico J. E. Hirsch, che indica la prolificità e l’impatto del lavoro) pari a 91. Fa ricerca nel campo dell’analisi numerica, è stato docente in Italia (Brescia e Milano) e all’estero (Minneapolis e Losanna), fondatore del laboratorio di modellistica e calcolo scientifico del Politecnico di Milano. Quarteroni è intervenuto recentemente anche al XIV Sinodo della Diocesi di Lodi sul tema dell’IA.

Apertura insomma, ma rigore. Lo scienziato vi si dispone. È stato detto bene, a mo’ di premessa: «[Pascal] si rende capace inoltre, dalla precisione propria dei piani della geometria e delle scienze della natura, di raggiungere la precisione tutta diversa che è propria del piano dell’esistenza in genere e della sfera cristiana». La cosiddetta “notte di fuoco” – quella del Mémorial il 23 novembre 1654 – quella dell’incontro con una misteriosa presenza e di una stessa avvertita certezza che diceva «sentimento, gioia, pace» non trovarsi che in Gesù Cristo e nelle «vie insegnate dal Vangelo», apriva ulteriori consapevolezze: prima di quella notte, Pascal «non ha alcun dubbio sull’esistenza di Dio. Sa anche che questo Dio è il sommo bene. […] Ciò che gli manca, e che attende, non è un sapere ma un potere, non una verità ma una forza». Ed insomma, il personaggio che ci viene presentato, sembra esprimere la verità di una testimonianza che si fa opera, si fa carità, in quell’amore ai poveri (e alla povertà), di cui la sorella dava conto, proprio al termine della vita di Pascal; un pensiero che si è allargato a vita (cristiana), trasformandosi per quel suo stesso fare: citando Jean-Luc Marion, Francesco sottolinea: «Il pensiero non arriva a pensare cristianamente se non accede a ciò che Gesù Cristo mette in atto, la carità».

Un Pascal, dunque, che ci è stimolo, e detta priorità: «Ci si fa un idolo persino della verità stessa, perché la verità fuori della carità non è Dio, ma è la sua immagine e un idolo che non bisogna amare, né adorare» (p. 721)*. E nota Francesco: «al di fuori della prospettiva dell’amore non c’è verità che valga».

Pensiero liberante, perché sguardo realista sul paradosso umano e su quel suo stesso mistero di miseria e grandezza, tra il nulla e l’infinito, in quelle stesse penombre del nostro vivere, quello di Pascal è un pensiero che più ancora che discorso è dialogo, mentre dà ascolto ai pur diversi interlocutori, esplicitando insieme le ragioni dell’altro, mostrando senza dimostrare, difendendo senza imporre e trascinare senza violenza e persuadere senza annientare, e tuttavia lasciando intendere, con quello stesso convincimento che sarebbe stato della Gaudium et spes [22], che «In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo. Adamo infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro (Rom 5, 14)». Aiutare insomma a vedere l’insieme, mostrando anche un’altra faccia: «Quando si vuole rimproverare qualcuno in modo efficace e dimostrargli che sbaglia, bisogna osservare da quale lato egli considera la cosa, perché di solito da quel lato è vera, e ammettere che lo è; però anche mostrargli il lato in cui è falsa. Questo gli basta, vedendo che non si sbagliava e semplicemente gli mancava la visione dell’insieme» (p. 594).

Pascal filosofo, intervista al prof. Domenico Bosco

  • Il prof. Bosco, già professore ordinario di Filosofia morale e di Antropologia filosofica nella Facoltà di Psicologia dell’Università di Chieti- Pescara, ha insegnato anche Filosofia delle religioni nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del S. Cuore (Milano). Studioso della filosofia dell’età moderna, impegnato su temi antropologici tra filosofia e mistica, ha recentemente pubblicato una edizione (con ampio commento) delle Opere di Pascal, presso i Classici del pensiero delle edizioni Morcelliana (2022).

Un vedente, dunque, che ci è compagno di viaggio e ci aiuta a vedere. Pascal, come sottolinea Francesco, si dà con grande apertura di mente e di cuore, mentre si interroga e ci interroga. Certo, su fede e ragione, lasciando intendere la verità di quel «Pirroniano, geometra, cristiano: dubbio, assenso, sottomissione» (p. 158), intendendo proprio su quel punto saggiare la «forza della ragione»; ma riflettendo ugualmente sugli «ordini delle cose» (P 725), lasciandosene provocare: ordine dei corpi, ordine degli spiriti, ordine della carità, quest’ultimo di cui Gesù Cristo è l’inimitabile sovrano, che propone, ma non impone (P 290). Eppure questo non è senza indurre a pensare con stupore qualche ulteriore perché: «I filosofi. Stupiscono gli uomini comuni. I cristiani. Stupiscono i filosofi. Chi dunque si stupirà vedendo che la religione non fa altro che conoscere a fondo proprio ciò che si riconosce quanto più si hanno lumi?» (p. 520). Un tragitto che va da stupore in stupore, pensando, con nostalgia, a quel destino che ci è consegnato: un uomo fatto per una infinità di vero e di bene. Ed è che «l’uomo supera infinitamente l’uomo» (p. 122).

di Domenico Bosco

 

* Per la numerazione dei Pensieri, si è fatto riferimento a Pascal, Opere, a cura di D. Bosco, Morcelliana, Brescia 2022

Interviste realizzate da Luca Servidati, collaboratore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali e della Caritas della Diocesi di Lodi, filosofo e consulente filosofico (https://katametron.it/)

Si ringrazia l’assessorato alla Cultura di Lodi e i dipendenti della Biblioteca di Lodi per aver dato la disponibilità degli spazi della Sala dei Filippini per l’intervista al prof. Quarteroni. Allo stesso modo si ringrazia il parroco della parrocchia di Santa Maria Assunta (Botticino Sera, Brescia) per gli spazi della canonica dove è stata realizzata l’intervista al prof. Bosco.

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